La nuda verità
Ieri, 19 gennaio, è stato messo in scena per la prima volta a Salerno “Cartoline da casa mia” testo di Antonio Mocciola con l’interpretazione magistrale di Bruno Petrosino.
Lo spettacolo era incentrato sulla sindrome di Hikikomori, l’isolamento sociale nato in Giappone esteso poi a macchia d’olio in tutto il mondo.
In scena la nuda verità del protagonista, Fosco, che ripercorre ad alta voce tutta la sua vita, senza alcun espediente teatrale: il giovane è solo, nella sua stanza, parla da solo, fatta eccezione per alcune volte in cui si riferisce al suo psicologo o altri parenti. Il testo, nonostante in alcune parti risulti ricco, forse troppo, di dettagli che potrebbero essere omessi grazie alla capacità attoriale dell’interprete, restituisce a pieno sia la vita del protagonista che la sua incapacità di vivere. “Ho la mia libertà nella mia stanza”, a queste parole dette con tanta leggerezza, ossimoricamente il pubblico può sentirne la pesantezza e l’angoscia. Nonostante la regia sia stata indirizzata verso una recitazione leggera, per quanto potesse esserlo in questi termini, l’attore scandiva i momenti di racconto ai momenti di ripercorso di drammi mai superati del tutto. In scena niente, nessun oggetto, nessun mobile, nessun mezzo, nessun abito, solo la verità, la confessione di una vita mai vissuta. Luci e musica perfettamente coerenti per suscitare e far emergere nel pubblico gli stessi stati di angoscia, rabbia, ribellione e infine pace.
La pace la si trova nella chiusura di un cerchio, almeno apparente, testuale. Lo spettacolo riprende una delle cartoline scritte dal protagonista in cui finalmente si comprende il destinatario. Questo gemello, virtuale, fantomatico, inesistente o semplicemente un alter ego del protagonista che, arrendendosi alla sua condizione psicologica sussurra “O entri tu, o esco io” quasi come se si stesse abbandonando al nemico, che forse non è altro il riflesso della sua psiche.
Coinvolgente, emozionante e vero.
Chapeau