martedì 20 maggio 2025

La dott.ssa Giulia Burli sul fenomeno hikikomori

 



Parliamo di persone Hikikomori.

In molti casi le persone Hikikomori rifiutano l’aiuto dei professionisti o, se l’accettano lo fanno solo per accontentare i propri genitori. In questo modo molti percorsi, almeno inizialmente, possono rivelarsi inconcludenti.
Ma è possibile aiutare chi non vuole essere aiutato?
Partiamo dall’idea che avere a che fare con un figlio hikikomori è una sfida difficile che impegna quotidianamente un genitore. Detto questo la risposta, tornando alla domanda di partenza la risposta è affermativa, è possibile aiutare questi giovani ed è anche un dovere dei genitori farlo, partendo da tre punti fondamentali:
- Il genitore dovrebbe tener presente che non lo sta facendo per sé stesso ma per il figlio: l'obiettivo non deve essere quindi quello di spingere il proprio figlio a vivere la vita che noi riteniamo essere più giusta per lui, ma semplicemente aiutarlo a trovare la sua strada e il proprio stato di benessere.
- Il genitore dovrebbe tenere presente che è possibile aiutare il figlio fino ad un certo punto: è doveroso cercare di aiutarlo, ma non ci si può sostituire ad una persona adulta nelle scelte e nelle azioni: ognuno è padrone della propria vita, anche il proprio figlio.
- Il genitore dovrebbe cercare di continuare a vivere la propria vita: un atteggiamento di abnegazione rischia di provocare un effetto negativo in una persona Hikikomori: sentendo su di sé maggiore pressione da parte dei genitori, potrebbe reagire isolandosi ancor più gravemente. Per questo motivo bisognerebbe che i genitori si sforzassero di continuare a condurre una vita normale senza farsi prendere dalla frenesia e dal panico. La parola d'ordine, in questo caso è "pazienza", imparando le modalità idonee per comunicare con il proprio figlio in maniera funzionale e ripristinando il proprio ruolo genitoriale senza calpestare o denigrare le difficoltà del proprio figlio
E voi avete mai conosciuto persone in ritiro sociale o genitori con questa tipologia di difficoltà famigliare?
Dott.ssa Giulia Burli


TRASLOCO

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